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58 I Vicerè

del patrimonio e delle liti pendenti, e che possa spendere maggior interesse per il loro meglio.» Il principe pareva sempre non udire, con le braccia conserte e lo sguardo cieco. «Tra i creati, lascio al mio cameriere Salvatore Cerra due tarì al giorno, vitaliziamente; altrettanti alla mia cameriera Anna Lauro. La somma di onze cento si paghi, una volta tanto, al mio maestro di casa Baldassarre Crimi, e di onze cinquanta al cocchiere maggiore Gaspare Gambino, e di onze trenta al cuoco Salvatore Briguccia.

«Come piccoli ricordi ai miei amici destino inoltre:

«L’orologio grande con miniature e brillanti del fu mio consorte, al principe Giuseppe di Roccasciano; la carabina del fu mio suocero a don Giacomo Costantino; il bastone col pomo d’oro cesellato a don Cono Canalà; i tre anelli di smeraldo a ciascuno dei tre testimonii del presente testamento solenne, escluso il principe di Roccasciano suddetto.

«Indistintamente poi a tutti i miei congiunti: cognati, nipoti, cugini, ecc., si paghino onze dieci ciascuno per le spese del corrotto.

«Fatto al Belvedere, scritto da persona di mia confidenza sotto la mia dettatura, da me letto, approvato e firmato.

«Teresa Uzeda di Francalanza.»


Già qualche minuto prima che il giudice abbassasse il foglio, don Blasco, lasciando la spalliera, aveva dato segno che la lettura stava per finire; e agli ultimi passi i gesti approvativi ed ammirativi, le scrollate di capo di ringraziamento erano stati generali; ma appena la voce del lettore si spense, il silenzio fu, per un istante, così profondo che si sarebbe sentito volare una mosca. A un tratto il principe, spinta indietro la sua seggiola:

― Grazie a voi, signori ed amici; grazie di cuore... ― cominciò, ma non finì; chè i testimonii, alzatisi anch’essi, lo circondarono, stringendogli le mani, stringendo le mani a Raimondo, rallegrandosi con tutti:

― Non c’era veramente bisogno della lettura!... Si