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l’“uomo delinquente„ di c. lombroso 25

fra le due categorie di delinquenti nati e di pazzi morali; ma la successiva distinzione del delinquente d’occasione e per passione, i casi numerosi in cui si trovava impossibile scoprire le linee differenziali fra pazzia e reato, lo studio dei nuovi caratteri forniti dai più recenti autori sulla pazzia morale, e quelli che si andavano scoprendo nel delinquente nato, come l’anestesia, l’analgesia, le anomalie nei riflessi, il mancinismo coll’atipia del cranio e del cervello, mutarono poi le sue convinzioni. La statistica dimostra la rarità dei pazzi morali nei manicomi e la loro grande frequenza nelle prigioni.

La riunione dei vari caratteri degenerativi, indizi di un perturbamento e di un arresto di nutrizione o di sviluppo, l’analgesia, la mancanza in entrambe le categorie del senso morale, l’aver in comune l’odio, l’invidia, la vendetta, il bisogno di nuocere, il superarsi a gara nella crudeltà, nella vanità, nell’astuzia, nella pigrizia, ecc., diedero campo a tracciare le linee comuni alle due forme, di cui quella della pazzia morale si differenzia soltanto per essere un’esagerazione dell’altra. Per questa fusione si mise fine ad un lungo e complesso dissidio che si agitò per lungo tempo fra moralisti, giuristi e psichiatri, che volta a volta si rifiutavano di considerar criminale o pazzo morale un individuo che aveva invece i caratteri di entrambi.