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56 i precursori di c. lombroso

di fisiognomica e commentarono i testi aristotelici. Il Bianchi cita oltre all’Achillino, lo Scotto e il Cocle già notati, Andrea Lacuna, che tradusse la Fisionomia di Aristotele; la stessa in latino tradotta da Jodoco Willichio, Francesco Sanchezio, Camillo Balbo, Agostino Nifo.

Nel 1532, Nicola Pietro Corcireo, stampò una versione in latino della Fisionomica del Polemone. Nel 1540, a Parigi, si pubblicò nel testo greco quella di Adamantio, tradotta da Jano Cornari, in una edizione di Basilea. Agostino Nifo stampò in Basilea nel 1534, una versione di Melampode e poi un’altra Nicola Petreio. Tricassi, nato a Mantova sulla fine del quattrocento, pubblicò un commento all’opera di Cocle nel 1525, e scrisse una Chyromantica di cui si hanno parecchie edizioni. Giov. Indagine nel 1531 pubblica pure trattati di Chiromanzia e di Fisiognomica, che ebbero l’onore di parecchie traduzioni francesi.

Insomma già nella prima metà del 500, il risveglio degli studii fisiognomici era iniziato, ma li vediamo complicati colle bizzarrie astrologiche. Gli effetti dell’origine impura di questa scienza non dovevano essere, malgrado gli sforzi del Della Porta, cancellati che molto più tardi.