Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/213

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CAPITOLO VIII.


Carneade! Chi era costui! — ruminava tra sè don Abbondio seduto sul suo seggiolone, in una stanza al piano di sopra, con un libricciuolo aperto dinanzi, quando Perpetua entrò a portargli l'imbasciata. — Carneade! questo nome mi par bene di averlo inteso o letto; doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui? — Tanto il pover uomo era lontano da prevedere che burrasca gli si addensasse in sul capo!

Bisogna sapere che don Abbondio si dilettava di leggere qualche riga ogni giorno, ed un curato suo vicino, che aveva un po' di libreria, gli prestava un libro dopo l'altro, il primo che gli veniva alle mani. Quello su cui meditava in quel momento don Abbondio, convalescente della febbre dello spavento, anzi più guarito (quanto alla febbre) che non volesse