Vai al contenuto

Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/232

Da Wikisource.

225

di dentro, e sulla soglia Tonio, Gervaso, Renzo, Lucia, che, trovata la scala, n’erano venuti giù saltelloni, e sentendo poi quel terribile martellamento correvano in furia a mettersi in salvo.

“Che c’è, che c’è?” domandò Perpetua ansante ai fratelli, che le risposero con un urtone e scantonarono. “E voi! Come! che fate qui voi?” domandò poscia all’altra coppia, quando l’ebbe raffigurata. Ma quelli pure uscirono senza rispondere. Perpetua per accorrere dov’era maggior bisogno, non chiese altro, si gettò a furia nell’andito, e galoppò a tentone verso la scala.

I due sposi rimasti promessi si trovarono in faccia Agnese, che arrivava trambasciata e affannosa. “Ah siete qui!” diss’ella traendo la parola a stento.” Come è andata? che cos’è la campana? Mi par d’aver inteso....”

“A casa, a casa,” diceva Renzo, “prima che venga la gente.” E s’avviavano; ma arriva Menico a tutta corsa, li riconosce, si pone dinanzi a loro, e ancor tutto tremante, colla voce mezzo spenta, dice: “dove andate? indietro, indietro! per di qua al convento.”

“Sei tu che.....?” cominciava Agnese.

t. i. 15