Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/24

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Nè questa fu l’ultima pubblicazione; ma noi delle posteriori non crediamo dover far menzione, come di cosa che esce dal periodo della nostra storia. Ne accenneremo soltanto una dei 13 di febbraio dell’anno 1632, nella quale l’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore, el Duque de Feria, per la seconda volta governatore, ci avvisa che le maggiori sceleraggini procedono da quelli che chiamano bravi. Questo basta a farne certi che nel tempo di cui noi trattiamo c’era dei bravi tuttavia.

Che i due descritti di sopra stessero ivi in aspetto di qualcheduno, era cosa troppo evidente; ma quello che più spiacque a don Abbondio fu l’esser chiarito per certi atti, che l’aspettato era egli. Poichè, al suo apparire, coloro s’eran guardati in viso, alzando la testa con un movimento, dal quale si scorgeva che tutti e due ad un tratto avevan detto: egli è desso; quegli che stava a cavalcioni s’era alzato, tirando la sua gamba sulla strada; l’altro s’era staccato dal muro; ed entrambi si avviavano alla volta di lui. Egli, tenendo sempre il breviario aperto dinanzi, come se leggesse, spingeva lo sguardo in su, per ispiare le mosse di coloro; e veggendoli venire proprio alla sua volta, fu assalito in un tratto da mille pensieri. Domandò subito in fretta a sè