Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/263

Da Wikisource.
256


“Basti dire,” riprese il guardiano, “che un cavaliere prepotente..... non tutti i grandi del mondo, si servono dei doni di Dio, a gloria sua, e a vantaggio del prossimo, come fa la signora illustrissima: un cavaliere prepotente, dopo d’aver perseguitata lungamente questa creatura con indegne lusinghe, veggendo ch’elle erano inutili, ebbe cuore di perseguitarla apertamente con la forza, di modo che la poveretta è stata ridotta a fuggir da casa sua.”

“Accostatevi, quella giovane,” disse la signora a Lucia, facendole cenno col dito. “So che il padre guardiano è la bocca della verità; ma nessuno può esser meglio informato di voi su questa faccenda. A voi tocca di dirci se questo cavaliere era un persecutore odioso.” Quanto all’accostarsi, Lucia obbedì tosto; ma il rispondere era un’altra faccenda: una inchiesta su quella materia, quand’anche le fosse venuta da una persona sua pari l’avrebbe messa in confusione; proferita da quella signora, e con un certo vezzo di dubbio maligno, le tolse ogni baldanza a rispondere. “Signora.... madre.... reverenda....” balbettò ella, e non accennava di avere altro a dire. Qui Agnese, come quella che dopo lei era certamente meglio informata,