Pagina:I promessi sposi (1825) I.djvu/48

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un impaccio, è un momento molto amaro. La mente appena risentita ricorre alle idee abituali della vita tranquilla antecedente; ma il pensiero del nuovo stato di cose le si affaccia tosto sgarbatamente; e il dispiacere ne è più vivo in quel paragone istantaneo. Assaporato dolorosamente questo momento, don Abbondio ricapitolò tosto i suoi disegni della notte, si confermò in essi, gli ordinò meglio, si alzò, e stette aspettando Renzo, con timore e ad un tempo con impazienza.

Lorenzo, o come tutti lo chiamavano Renzo non si fece molto aspettare. Appena gli parve ora da potersi presentare al curato senza indiscrezione, vi andò colla lieta pressa d’un uomo di vent’anni che debbe in quel giorno sposare quella ch’egli ama. Era egli fino dall'adolescenza rimasto privo dei parenti, ed esercitava la professione di filatore di seta, ereditaria, per dir così, nella sua famiglia; professione negli anni indietro assai lucrosa, allora già in decadimento, ma non però al segno che un abile operaio non potesse cavarne di che vivere onestamente. Il lavoro andava di giorno in giorno scemando, ma l’emigrazione continua dei lavoranti attirati negli stati vicini da promesse, da privilegi e da grosse paghe, faceva sì che non ne mancasse ancora a quelli