Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/104

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tenete, e fate presto,” disse il notaio, cavandosi di seno, e consegnando, con un sospiro, a Renzo le cose sequestrate, Questi, riponendole al luogo loro, mormorava fra i denti: “alla larga! Bazzicate tanto coi ladri, che avete un poco imparato il mestiere.” I birri non potevano più tenersi; ma il notaio li frenava coll’occhio, e tra sè intanto diceva: — se tu arrivi a por piede dentro di quella soglia, l’hai da pagare con l’usura, l’hai da pagare. —

Mentre Renzo si metteva il farsetto, e pigliava il suo cappello, il notaio fe’ cenno all’un dei birri, che andasse innanzi per la scala; gli avviò dietro il prigioniero, poi l’altro amico; poi si mosse anch’egli. In cucina che furono, mentre Renzo dice: “e questo oste benedetto dove s’è cacciato?”, il notaio fa un altro cenno ai due; i quali afferrano l’uno la destra l’altro la manca del giovane, e in fretta in fretta gli allacciano i polsi con certi ordegni, per quella ipocrita figura di eufemismo, chiamati manichini. Consistevano questi, (c’incresce di dover discendere a particolari indegni della gravità storica; ma la chiarezza lo richiede) consistevano in una cordicella lunga un po’ più che il giro d’un polso comunale, la quale aveva ai capi due pezzetti di legno, come a dire due randelletti,