Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/125

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“Oh!” disse l’amico; come se volesse dire: faresti meglio a venire da Milano, ma pazienza. “E a Liscate,” soggiunse, “non si sapeva niente di Milano?”

“Potrebb’essere benissimo che qualcheduno vi sapesse qualche cosa,” rispose il montanaro: “ma io non vi ho inteso niente.” E queste parole le porse con quel modo particolare che sembra voler dire: ho finito. Il curioso tornò al suo raddotto; e un momento dopo, l’oste venne ad imbandire.

“Quanto c’è di qui all’Adda?” gli disse Renzo, a mezza voce, con un tratto da addormentato, con una cera sbadata, che gli abbiam veduto fare qualche altra volta.

“All’Adda, per passare?” disse l’oste.

“Cioè........ all’Adda.”

“Volete passare dal ponte di Cassano, o sul porto di Canonica?”

“Dove che sia...} Domando così per curiosità.”

“Eh, dico mo, perchè quelli sono i luoghi dove passano i galantuomini, la gente che può render conto di sè.”

“Va bene: e quanto c’è?”

“Fate conto che, tanto a un luogo, come all’altro, poco più, poco meno, ci sarà sei miglia.”