Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/128

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gli vanno tutti incontro. Era un mercante di Milano, che, andando più volte l’anno a Bergamo per suoi traffichi, usava passar la notte in quell’albergo; e come vi trovava quasi sempre la stessa brigata, era divenuto conoscente di ciascuno. Gli si affollano intorno; uno prende la briglia, un altro la staffa. “Ben venuto.”

“Ben trovati.”

“Avete fatto buon viaggio?”

“Benissimo; e voi altri, come state?”

“Bene, bene. Che novelle di Milano?”

“Ah! ecco quei delle novità,” disse il mercante, smontando, e lasciando il cavallo nelle mani d’un garzone. “E poi, e poi,” continuò entrando per la porticina colla brigata, “a quest’ora le saprete forse meglio di me.”

“Da vero che non sappiamo niente,” disse più d’uno, ponendosi le mani al petto.

“Possibile?” disse il mercante. “Dunque ne sentirete delle belle..... o delle brutte. Ehi, oste, il mio letto solito è disoccupato? Bene: un bicchier di vino, e il mio solito boccone; presto, perchè voglio coricarmi per tempo, e partir domattina per tempissimo, onde essere a Bergamo a ora di pranzo. E voi altri,” continuò, sedendosi al desco dal capo opposto a quello a cui stava