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andava ratto, sì per acquistar caldo, sì per giugner presto. Passa i campi, passa lo scopeto, passa le macchie; attraversa la boscaglia, guardando intorno, e ripensando con una specie di compatimento al raccapriccio che vi aveva provato poche ore prima; perviene al ciglio della ripa, traguarda giù; e tra le fratte vede una barchetta di pescatore, che veniva lentamente a ritroso della corrente, radendo quella sponda. Scende tosto per la più corta, tra i pruni; è sulla riva; dà una voce leggiera leggiera al pescatore, e colla intenzione di parer chiedergli un servigio di poca importanza, ma, senza avvedersene, con un tal modo mezzo supplichevole, gli accenna che approdi, li pescatore gira uno sguardo pel lungo della riva, guata attentamente dinanzi lungo l’acqua che viene, si volge a guatare indietro lungo l’acqua che va, e poi dirizza la prora incontro a Renzo, e approda. Renzo che stava sull’ultimo labbro della riva, quasi con un piede nell’acqua, afferra la punta della prora, e salta nel battello.
“In cortesia, però col pagamento,” dice egli “vorrei passare un momento dall’altra parte.” il pescatore lo aveva indovinato, e già volgeva la prora a quella volta. Renzo, scorto sul fondo della barca un altro remo, si china e lo afferra.