Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/182

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ciato, una cagione d’inquietudine, di cento sospetti molesti. Già prima d’allora, Agnese aveva avuto in mente di fare una gita a casa; questa novità del non vedere l’ambasciatore promesso, la fece risolvere. A Lucia pareva strano assai di rimanere staccata dalla gonna fidata della madre; ma lo struggimento di risaper qualche cosa, e la sicurezza che trovava in quell’asilo così guardato e sacro, vinsero le sue ripugnanze. E fu deliberato fra loro che Agnese andrebbe il giorno vegnente ad aspettare su la strada il pescivendolo che doveva passar di quivi tornando da Milano; e gli chiederebbe in cortesia un posto sul carrettino per farsi condurre alle sue montagne. Lo trovò infatti, gli domandò se il padre Cristoforo non gli aveva data commissione per lei: il pescivendolo era stato tutto il giorno prima della partenza a pescare, e non aveva avuto nuova nè imbasciata del padre. La donna lo richiese di quella cortesia, e l’ottenne senza pregare: prese congedo dalla signora e dalla figlia, non senza lagrime, promettendo di mandar subito novelle e di tornar presto; e partì.

Il viaggio fu senza accidenti. Riposarono parte della notte in un albergo su la via, secondo il solito; si rimisero in cammino