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Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/245

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“Ma,” continuò l’innominato, “falle coraggio.”

“Che le ho a dire?”

“Che le hai a dire? Falle coraggio, ti dico. Tu sei venuta a codesta età, senza sapere come si fa coraggio altrui, quando si vuole? Hai tu mai sentito affanno di cuore? Hai tu mai avuto paura? Non sai le parole che fanno piacere in quei momenti? Dille di quelle parole: trovale in tua malora. Va tosto.”

E partita ch’ella fu, si fermò egli alquanto alla finestra, cogli occhi fissi a quella carrozza, che già appariva più grande d’assai; poscia guardò al sole, che in quel momento si nascondeva dietro la montagna; poi guardò alle nuvole sparse al di sopra, che di brune si fecero quasi in un istante di fuoco. Si ritrasse, chiuse la finestra, e si mise a passeggiare innanzi e indietro per la stanza con un passo di viaggiatore frettoloso.