Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/261

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qui pure amiamo meglio di trascorrere rapidamente: alfine affranta, abbattuta, rilassò le membra intormentite, si sdraiò, o cadde sdraiata, e rimase per qualche pezza in uno stato più somigliante ad un sonno vero. Ma tutto ad un tratto, si risentì come ad una chiamata interna, e provò il bisogno di risentirsi interamente, di riaver tutto il suo pensiero, di conoscere dove fosse, come, perchè. Tese l’orecchio ad un suono: era il russare lento, arrantolato della vecchia; spalancò gli occhi, e vide un chiarore fioco apparire e sparire a vicenda: era il lucignolo della lucerna, che presso a spegnersi, scoccava una luce tremola, e tosto la ritraeva, per così dire, indietro, come è il venire e l’andar dell’onda in sulla riva: e quella luce, fuggendo dagli oggetti, prima che prendessero da lei rilievo e colore distinto, non rappresentava allo sguardo che una successione di scompigliumi. Ma ben tosto le recenti impressioni, ricomparendo nella mente, l’aiutarono a distinguere ciò che appariva confuso al senso. L’infelice risvegliata riconobbe la sua prigione: tutte le memorie dell’orribile giorno trascorso, tutti i terrori dell’avvenire l’assalirono in una volta: quella nuova quiete stessa dopo tante agitazioni, quella specie di riposo, quell’abbandono in cui era lasciata,