Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/264

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era andato a cacciare in camera, s’era chiuso dentro con furia, come se avesse avuto a trincerarsi contro una squadra di nemici; e spogliatosi pure in furia, s’era corcato. Ma quella imagine, più che mai presente, parve in quel punto gli dicesse: tu non dormirai. — Che sciocca curiosità da feminetta, — pensava egli, — m’è venuta di vederla? Ha ragione quel bestione del Nibbio; uno non è più uomo; è vero, non è più uomo!... Io?... Io non son più uomo, io? Che cosa è stato? Che diavolo m’è venuto addosso? Che c’è di nuovo? Non lo sapeva io prima d’ora che le donne guaiscono? Guaiscono anche gli uomini alle volte, quando non si possono rivoltare. Che diavolo! Non ho io mai inteso piagnucolar femine? —

E qui, senza che egli si affaticasse molto a rintracciare nella memoria, la memoria da per sè gli rappresentò più d’un caso in cui nè preghi nè lamenti non l’avevano punto smosso dal compiere le sue risoluzioni. Ma la memoria di tali imprese, non che gli desse la baldanza, che già gli mancava, di compier questa; non che estinguesse nell’animo quella molesta pietà; vi portava anche una specie di terrore, una non so qual rabbia di pentimento. Tanto che gli parve un sollievo il tornare a