Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/265

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quella prima imagine di Lucia contra la quale aveva cercato di rinfrancare il suo coraggio. — È viva costei, — diceva: — è qui; sono a tempo; le posso dire: andate, rallegratevi; posso veder quella faccia mutarsi, le posso anche dire: perdonatemi..... Perdonatemi? Io domandar perdono? ad una femina? Io....! Ah, eppure! se una parola, una parola tale mi potesse far bene, togliermi da dosso un po’ di questa diavoleria, la direi; eh! sento, che la direi. A che son ridotto! Non son più uomo, non son più uomo!.... Via! — disse poi, dando una volta arrabbiata nel covacciolo divenuto duro duro, sotto la coltre divenuta greve greve: — via! le sono sciocchezze che mi son passate altre volte pel capo. Passerà anche questa. —

E per farla passare, andò cercando col pensiero qualche cosa importante, qualcuna di quelle cose che solevano occuparlo fortemente, onde applicarlo tutto ad essa; ma non ne trovò. Tutto gli appariva mutato: ciò che altre volte stimolava più fortemente i suoi desiderii, ora non aveva più nulla di desiderabile; la passione, come un cavallo divenuto tutt’ad un tratto restìo per un’ombra appresa, non voleva più andare innanzi. Pensando alle imprese avviate e non compiute, invece di ani-