Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/277

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porta spalancata che dava adito ad un salottino, dove pure molti preti erano congregati. Si tolse la carabina di spalla, e l’appoggiò ad un angolo del cortile; poi entrò nel salottino: e quivi pure occhiate, bisbiglio, un nome ripetuto, e silenzio. Egli, voltatosi ad uno di quelli, gli chiese dove fosse il cardinale, e che voleva parlargli.

“Io son forestiero,” rispose l’interrogato; e tosto dato d’occhio intorno, chiamò il cappellano crocifero, che in un canto del salottino stava appunto dicendo sotto voce ad un suo compagno: “colui? quel famoso? che ha a far qui colui? alla larga!” Pure, a quella chiamata che risonò nel silenzio generale, dovette venire; fece un inchino all’innominato, udì l’inchiesta, e alzando con una curiosità inquieta gli occhi su quel volto, e abbassandoli tosto in sul pavimento, stette alquanto sopra di sè, poi disse o balbettò: “non saprei se monsignore illustrissimo.... in questo momento.... si trovi..... sia..... possa.... Basta, vado a vedere.” E andò di male gambe a far l’imbasciata nella stanza vicina, dove si trovava il cardinale.

A questo luogo della nostra storia noi non possiamo di meno di non fermarci qualche poco; come il viandante, stracco e attristato