Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/278

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d’un lungo cammino per un terreno arido e salvatico, s’indugia e perde un po’ di tempo all’ombra d’un bell’albero, sull’erba, presso una fonte d’acqua viva. Ci siamo avvenuti in un personaggio, il cui nome e la ricordanza, cadendo quando che sia nella mente, la ricrea con una placida commozione di riverenza, e con un senso giocondo di simpatia: or quanto più dopo tante immagini di dolore, dopo la contemplazione d’una moltiplice e fastidiosa perversità! Intorno a questo personaggio bisogna assolutamente che noi spendiamo quattro parole: chi non si curasse d’intenderle, e avesse pur voglia di andare innanzi nella storia, salti addirittura al capitolo seguente.

Federigo Borromeo, nato nel 1564, fu degli uomini rari in qualunque tempo, che abbiano impiegato un ingegno egregio, tutti i mezzi d’una grande opulenza, tutti i vantaggi d’una condizione privilegiata, un intento continuo, nella ricerca e nell’esercizio del meglio. La sua vita è come un ruscello che spicciato limpido dalla roccia, senza ristagnare nè intorbidarsi mai in un lungo corso per diversi terreni, va limpido a gittarsi nel fiume. Tra gli agi e le pompe, egli badò fin dalla puerizia a quelle parole di annegazione e di umiltà, a quelle massime intorno alla