Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/318

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“Basta....” replicò don Abbondio, e continuò pensando: — il cielo me la mandi buona. —

Il signore s’era incamminato vogliosamente al primo annunzio: giunto in sulla soglia, s’accorse di don Abbondio ch’era rimasto indietro. Lo stette ad aspettare; e quando questi arrivò frettoloso in aria di chieder perdono, lo inchinò, e lo fece passare innanzi, con un atto cortese ed umile; il che racconciò alquanto lo stomaco al povero tribolato. Ma appena posto piede nel cortiletto, vide un’altra novità che gli guastò quella poca consolazione; vide l’innominato andar verso l’angolo, prender per la canna con una mano la sua carabina, poi per la cigna coll’altra, e con un movimento spedito, come se facesse l’esercizio, porsela ad armacollo.

— Ohi! ohi! ohi!— pensò don Abbondio: — che vuol farne di quell’ordigno, costui? Bel cilicio, bella disciplina da convertito! E se gli monta qualche bizzarria? Oh che spedizione! oh che spedizione! —

Se quel signore avesse potuto appena sospettare che razza di pensieri passavano per la mente al suo compagno, non si può dire che cosa non avrebbe fatto per rassicurarlo; ma era lontano le mille miglia da un tal sospetto;