Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/343

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sotto un laveggio che aveva rimesso a fuoco, e dove nuotava un buon cappone, fe’ levare il bollore al brodo: e riempiutane una scodella già guarnita di fette di pane, potè finalmente presentarla a Lucia. E al vedere la poveretta riconfortarsi ad ogni cucchiaiata, si congratulava ad alta voce seco stessa che la cosa fosse accaduta in un giorno in cui, come ella diceva, non c’era il gatto sul focolare. “Tutti s’ ingegnano oggi a metter tovaglia,” aggiugneva: “fuor che quei poveretti che stentano ad aver pane di veccia e polenta di saggina; però oggi da un signore così caritatevole sperano di buscar tutti qualche cosa. Noi, grazie al cielo, non siamo in questo caso: tra il mestiere di mio marito, e qualche cosa che abbiamo al sole, si campa. Sicchè mangiate di buon cuore intrattanto; che presto il cappone sarà a segno, e potrete sostentarvi un po’ meglio.” E ripresa la scodelletta, tornò ad accudire al desinare e a preparare la tavola per la famiglia.

Lucia ristorata alquanto di forze e sempre più rinvenuta di spirito andava intanto rassettandosi, per una abitudine, per un istinto di pulitezza e di verecondia: rannodava e ricomponeva sulla testa le trecce allentate e