Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/344

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scompigliate, raccomodava il fazzoletto sul seno e intorno al collo. In far questo, le sue dita s’intralciarono nella corona che v’era appesa: lo sguardo vi corse; si fe’ nella mente un tumulto istantaneo; la ricordanza del voto, oppressa fino allora e soffocata da tante sensazioni presenti, vi si suscitò d’improvviso, e vi comparve chiara e distinta. Allora tutte le potenze del suo animo, appena sollevate, furono sopraffatte di nuovo in una volta: e se quell’animo non fosse stato così preparato da una vita d’innocenza, di rassegnazione e di fiducia, la costernazione ch’ella provò in quel momento sarebbe stata disperazione. Dopo un subuglio di quei pensieri che non vengono con parole, le prime che si formarono nella sua mente furono: — oh povera me, che cosa ho mai fatto! —

Ma non appena le ebbe pensate, ne risentì come uno spavento. Le risovvennero tutte le circostanze del voto, l’angoscia intollerabile, la disperazione di ogni umano soccorso, il fervore della preghiera, la pienezza del sentimento con cui la promessa era stata fatta. E dopo d’avere ottenuta la grazia, pentirsi della promessa, le parve una ingratitudine sacrilega, una perfidia inverso Dio e la Vergine; le parve che una tale infedeltà le