Pagina:I promessi sposi (1825) II.djvu/74

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da qualche tempo, correvano per la bocca d’ognuno, venne a metter fuori un suo partito. “Eh! se comandassi io,” diss’egli, “troverei ben io il verso di fare andar le cose bene.”

“Come vorreste fare?” domandò Renzo, guardandolo con due occhietti brillanti più del dovere, e storcendo un po’ la bocca, come per istar più attento.

“Come vorrei fare?” disse colui: “vorrei che ci fosse pane per tutti; tanto pei poveri, come pei ricchi.”

“Ah! così va bene,” disse Renzo.

“Ecco come farei. Una meta onesta, che ognuno ci potesse stare. E poi, scompartire il pane in ragione delle bocche: perchè, c’è degli ingordi indiscreti che vorrebbero tutto per loro, e fanno a ruffa raffa, pigliano a buon conto; e poi manca il pane alla povera gente. Dunque scompartire il pane. E come si fa? Ecco: dare un buon biglietto ad ogni famiglia, in proporzione delle bocche, per andare a levare il pane dal fornaio. A me, per esempio, dovrebbero rilasciare un biglietto in questa conformità: Ambrogio Fusella, di professione spadaio, con moglie e quattro figliuoli, tutti in età di mangiar pane (notate