Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/153

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dati: non son mica qui come quei nostri martori, che non son buoni che da menar le gambe.”

“Tacete,” rispose, con bassa ma iraconda voce, don Abbondio: “tacete; che non sapete quel che vi diciate. Pregate il cielo che abbian fretta i soldati, o che non vengano a sapere le cose che si fanno qui, e che si mette in ordine questo luogo come una fortezza. Non sapete che i soldati, è il loro mestiere prender le fortezze? Non vorrebbero altro; per loro, dare un assalto è come andare a nozze; perchè tutto quel che trovano è per loro, e passano la gente a fil di spada. Oh povero me! Basta, vedrò ben io se non vi sia modo di mettersi in salvo su qualcuno di questi greppi. In una battaglia non mi ci colgono: oh, in una a battaglia non mi ci colgono!”

“Se ha poi paura anche d’esser difeso e aiutato....” ricominciava Perpetua; ma don Abbondio l’interruppe aspramente, sempre però a bassa voce: “tacete. E guardatevi bene di riportare questi discorsi: guai! Ricordatevi che qui bisogna far sempre buon a viso, e approvare tutto quello che si vede.”

Alla Malanotte trovarono un altro posto di armati, ai quali don Abbondio fe’ umilmente di