Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/239

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voleva gridar più alto; quand’ecco tutte quelle facce rivolgersi ad una parte. Guardò anch’egli colà; scorse un pulpito, e vide dalle sponde di quello spuntar su un non so che convesso, liscio e luccicante; poi alzarsi e comparir distinto un cocuzzolo calvo, poi due occhi, una faccia, una barba lunga e bianca, un frate ritto, fuor delle sponde fino alla cintola, fra Cristoforo. Il quale, balenato uno sguardo in giro su tutto l’uditorio, parve a don Rodrigo che lo fermasse in volto a lui, levando insieme la mano, nell’attitudine appunto che aveva presa in quella sala a terreno del suo palazzotto. Egli allora levò pure la mano in furia, fe’ uno sforzo, come per lanciarsi ad abbrancar quel braccio teso in aria; una voce che gli andava rugghiando sordamente nella gola, scoppiò in un grand’urlo; e si destò. Lasciò cadere il braccio che aveva levato in effetto; penò alquanto a riprender del tutto il sentimento, ad aprir ben gli occhi; chè la luce del dì già alto gli dava noia non meno che avesse fatto quella della candela; riconobbe il suo letto, la sua stanza; comprese che tutto era stato sogno: la chiesa, il popolo, il frate, tutto era svanito; tutto fuorchè una cosa, quella doglia al lato manco. Insieme si sentiva al cuore un battito accele-