Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/284

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Era la notizia ch’egli aveva desiderata e richiesta, senza la quale non poteva fare; nè insieme con essa gli era stato detto cosa che potesse indurre augurio, non che sospetto di sciagura; ma che è? quell’idea un po’ più distinta d’un termine vicino, dov’egli uscirebbe d’un gran dubbio, dove potrebbe sentirsi dire: è viva; o sentirsi dire: è morta; quell’idea gli era venuta così forte, che in quel momento egli avrebbe amato meglio di trovarsi ancora al buio di tutto, d’essere al principio del viaggio di cui ormai toccava la fine. Raccolse però l’animo a sè: — chi! — si disse: — se cominciamo ora a fare il ragazzo, come ha ella d’andare? — Così rinfrancato alla meglio, seguì il suo cammino, inoltrandosi nella città.

Quale città! e che è mai ora a ricordare quel che ella fosse stata, nell’anno antecedente, per cagion della fame!

Renzo s’imbatteva appunto a passare per una delle parti più guaste e più disformate: quella crociata di vie che si chiamava il carrobio di porta Nuova. (Quivi era allora una croce a capo del corso, e in prospetto ad essa, accanto al luogo dove ora è san Francesco di Paola, una vecchia chiesa col titolo di santa Anastasia.) Tanta era stata in quel vicinato