Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/35

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tenti poi di commettere? Non sapevate che l’iniquità non si fonda soltanto sulle sue forze, ma ben’anche sulla credulità e sullo spavento altrui?”

— Proprio le ragioni di Perpetua, — pensò anche qui don Abbondio, senza riflettere che quel riscontro singolare della sua serva e di Federigo Borromeo, a giudicar lo stesso di ciò che egli avrebbe potuto e dovuto fare, voleva dir molto contro di lui.

“Ma voi,” proseguì e conchiuse il cardinale, “non avete veduto, nè voluto vedere, che il vostro pericolo temporale; qual maraviglia che vi sia paruto tale, da metter per esso in non cale ogni altra cosa?”

“Gli è perchè le ho vedute io quelle facce,” scappò a rispondere don Abbondio; “le ho sentite io quelle parole. Vostra signoria illustrissima parla bene; ma bisognerebbe esser nei panni d’un povero prete, ed essersi trovato al punto.”

Appena ebbe proferite queste parole, si morse la lingua; si accorse d’essersi lasciato troppo vincere dal dispetto, e disse seco stesso: — ora vien la gragnuola. — Ma levando dubbiosamente lo sguardo, fu tutto maravigliato, in vedere l’aspetto di quell’uomo, che non gli riusciva mai d’indovinare nè di com-