Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/354

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Lucia andò a sedersi, o piuttosto si lasciò cadere a terra, accanto al lettuccio; e, appoggiata a quello la testa, continuò a piangere dirottamente. La donna, che infino allora era stata ad occhi e orecchi aperti, senza fiatare, domandò che fosse quell’apparizione, quel dibattito, questo pianto. Ma forse il lettore domanda dal canto suo chi fosse costei: e, per soddisfarlo, non ci bisogneranno nè anche qui, troppe parole.

Era un’agiata mercantessa, di forse trent’anni. Nello spazio di pochi giorni s’era veduto morire in casa il marito e tutta quanta la figliolanza: presa, di li a poco, anch’ella dalla infermità comune, trasportata al lazzeretto, era stata deposta in quella capannuccia, in tempo che Lucia, dopo aver superata, senza avvedersene, la furia del male, e mutate, pur senza avvedersene, più compagne, cominciava a riaversi e a ricuperare il sentimento, perduto fino dal primo accesso della malattia, nella casa ancora di don Ferrante. Il tugurio non poteva capire che due ospiti: e tra queste due, afflitte, derelitte, sbigottite, sole in tanta moltitudine, era ben tosto nata una intrinsichezza, un’affezione, quale appena sarebbe potuta venire da una lunga consuetudine. In breve Lucia era stata a ter-