Pagina:I promessi sposi (1825) III.djvu/375

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tanto in su, per lavare il da tanto in giù. Ma, aspetta, aspetta; che ti faccia un buon fuoco.”

“Non rifiuto mica. Sai dove la m’ha preso? proprio alla porta del lazzeretto. Ma niente! il tempo il suo mestiere, ed io il mio.”

L’amico andò e tornò con due bracciate di stipa: ne pose una per terra, l’altra in sul focolare, e, con un po’ di bragia rimasta dalla sera, ne fe’ presto levare una bella fiamma. Renzo intanto s’era tolto il cappello di capo, e, scossolo due o tre volte l’aveva gittato in terra: e, non così facilmente, s’era tratto il farsetto. Cavò allora dal taschino delle brache il coltello, col fodero tutto molliccio, che pareva stato in macero; lo mise su un deschetto e disse: “anche costui è aggiustato a dovere; ma l’è acqua! l’è acqua! sia ringraziato il Signore.... Sono stato a un pelo!..... Ti dirò poi.” E si fregava le mani. ”Adesso fammi un altro piacere,” soggiunse: quel fagottello che ho lasciato qui di sopra, vammelo a pigliare, chè prima che s’asciugasse questa roba che ho indosso....!

Tornato col fagotto, l’amico disse: “penso che avrai anche appetito: capisco che

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