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Pagina:I ricordi del Capitano D'Arce.djvu/108

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98 I ricordi del Capitano D'Arce



Ahimè, Riccardo, il bel sogno d’oro è finito, da che vi siete svegliato nelle mie braccia.

Non ve ne voglio, e vi prego di non volermene. Soltanto non ostiniamoci a chiudere gli occhi, con questo bel sole che deve accompagnarvi nella vostra traversata.

Buon viaggio, amico mio. Vi scrivo seduta a quel medesimo tavolinetto della veranda su cui posavate la vostra tazza, quando venivate a prendere il thè nel mio salotto. La signorina del N. 17 continua a strimpellare quel valzer che vi metteva di cattivo umore — Dolores, mi sembra — e anche a me, quando vi vedevo così uggito. Ma adesso, non so il perchè — forse il bel sole, dopo questa eterna notte in cui m’è parso d’impazzire, forse il vostro ricordo, come che sia — mi mette in cuore delle ondate di dolcezza malinconica, specialmente alla ripresa delle prime battute che piacevano anche a voi, alle volte, nei momenti buoni. Ho ancora dinanzi agli occhi il movimento del vostro capo che segnava il tempo — il bel tempo e le buone risate che si facevano, allora....