Pagina:I ricordi del Capitano D'Arce.djvu/177

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Ultima visita 167

parola, spalancando gli occhi, quasi affascinata da un’orribile visione interiore, col viso già stravolto da un’angoscia suprema, agitando le mani, agitando il capo che non poteva trovar requie sul guanciale. Tutt’a un tratto si fece proprio cadaverica in volto, cercando di rizzarsi sulla vita, balbettando:

— No... più tardi... più tardi.... Non mi fate questi discorsi.... Non mi fate morir di spavento.... Andatevene, zia!... andatevene!... Più tardi, poi....

La beghina se ne andò finalmente, stringendosi nelle spalle, brontolando delle parole oscure, accennando col capo al marito di Donna Vittoria che aspettava all’uscio, sbigottito anche lui. L’inferma gli fece cenno d’accostarsi, interrogandolo cogli occhi ansiosi, con un’espressione di rancore pure, in fondo a quegli occhi atterriti, chiedendogli perchè avessero lasciata entrare quella donna... perchè?... perchè?... La voce le si era mutata a un tratto, come il viso, come gli occhi che fissava in volto a tutti quanti e domandavano ansiosi: — Sto proprio così male?... Cosa ha detto il medico?... Perchè non mandate a chiamare il medico? — Ad un tratto si abbandonò sul letto supina, con un terrore immenso nel viso. — Ah.... Dio mio!... così presto!....