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Pagina:I ricordi del Capitano D'Arce.djvu/178

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168 Ultima visita


Il triste annuncio giunse di buon’ora al Circolo. Ginoli teneva banco, aspettando che fosse l’ora d’andare a far visita in casa Delfini, come al solito, quando il duca d’Orezzo, che aveva preso pesto fra i giuocatori un momento prima, ripetè la frase che correva da una settimana sulla bocca degli amici: — La povera Donna Vittoria!... — stavolta in tal tono che tutti quanti levarono il capo. Ginoli aveva voltato un nove. Allora gli stessi visi tornarono a chinarsi sulle carte, rannuvolati.

— Pur troppo! — rispose il duca alla domanda di Ginoli, che aveva dimenticato di ritirar le poste. — S’è già confessata....

Ginoli vinceva sempre con una vena implacabile che l’inchiodava al suo posto, e non teneva allegri neppure i suoi compagni di giuoco. Accusasse un cinque o chiamasse con un sette, tutte le follíe di un giuocatore inesperto che voglia fare lo spaccone, o che abbia perduta la testa, gli giovavano invece a sventare le astuzie dei suoi avversari, i quali non sapevano più a che santo voltarsi, e maledicevano in cuor loro gli uccelli di malaugurio che vanno in giro a portare la disdetta e le cattive nuove. Santa-Sira, il quale aveva già le orecchie infocate, saettò di nascosto