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26 I ricordi del Capitano D'Arce

fogliolina. Feci insomma tutto ciò che fanno gl’innamorati in casi simili. Infine dovetti accorgermi che si faceva tardi e che avevo ancora la valigia da terminare.

La prima persona che vidi sul battello, al momento d’imbarcarmi, fu Alvise, il buon Alvise che era venuto a salutarmi, e mi stendeva la mano, a mia confusione. Gliela strinsi con un po’ di rossore al viso, ma grato e commosso, quasi mi avesse recato qualcosa della donna che amavamo entrambi. Non c’era nulla di male, se l’amava anch’esso, giacché lei non poteva soffrirlo, e mi preferiva a lui, e si lasciava rubare a lui. Per nascondere il mio imbarazzo gli domandai se ci fossero già dei passeggieri a bordo. — No, non molti — rispose lui. — La signora Maio, una simpatica compagna di viaggio.

La signora Maio risaliva sul ponte in quel momento; c’incontrammo insieme alla scaletta. — Oh, d’Arce! — Colei è un vero demonio, poiché al vedermi quella faccia i suoi occhi si misero a ridere da soli sotto il velo blu; e non la finiva più colle domande: — Dove andavo — se mi era toccata una buona destinazione — se sarei stato un pezzo laggiù — se mi rincresceva di lasciare l’Italia — il bel cielo di Napoli — gli amici...