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48 I ricordi del Capitano D'Arce

ch’essa nella bocca sorridente, era riuscita ad insinuarsi fra il Comandante e l’uscio del salottino dove si fumava: — Che orrore!... Siete un orrore!... tutti quanti! Anche lei, Silverio! Sì, anche lei che trova da ridere a coteste infamie! — Col busto inarcato, volgendo indietro la testolina accesa, ella seguiva colla coda dell’occhio la sua amica che aveva l’aria di fuggire lei pure Gustavo e Serravalle troppo insistenti dietro di lei. — No, no, Ginevra! non stare ad ascoltarli!... Sono diventati impossibili!... tutti quanti!

Così dicendo tornò a prendere il braccio dell’amica, giusto sull’uscio del salotto in fondo al quale Casalengo stava fumando una sigaretta, appoggiato alla spalliera della poltrona.

— Che vuoi fare, Ginevra? No, per l’amor di Dio! Sta attenta! Tuo marito ha un certo viso questa sera!

— Bisogna ch’io gli parli... assolutamente!... Non ho avuto tempo d’avvertirlo... Se mio marito riesce a trovarsi solo con lui prima che io l’abbia prevenuto nascerà qualche disgrazia!...

La poveretta era convulsa mentre balbettava quelle parole, sottovoce, coll’aria più indifferente che poteva, nello stesso tempo che accostava il capo ad