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84 I ricordi del Capitano D'Arce

quale davasi tutta ai suoi ospiti, lottando di brio e d’arguzia, servendo il thè, dimenticando completamente Aldini in un cantuccio, faccia a faccia con un album di ritratti nel quale cercava di nascondere il suo imbarazzo.

— Che cosa vi ha fatto quel povero giovine? — le chiese sottovoce Casalengo, mentre inchinavasi a prendere una tazza di thè dalle sue mani.

— Tutti m’avete fatto! — rispose lei nel medesimo tono di scherzo.

Ed era forse la verità, il grido di rivolta del suo cuore ulcerato, il senso di disgusto che aveva trovato in fondo al bicchiere, l’amarezza che l’aveva colta allo svegliarsi dai sogni d’oro — quando aveva visto il pentimento mal dissimulato dell’uomo a cui aveva tutto sacrificato — quando era stata ferita dall’insulto che nascondevasi sotto il madrigale dei galanti resi audaci dalla sua caduta — quando l’era mancata sin l’alterezza e l’illusione del sentimento puro, della fede giurata, pel tradimento altrui, ed anche pel proprio. — Non valeva di meglio, no, essa ch’era stata debole nell’ora stessa in cui un altro le era infedele. Tanto peggio! Tanto peggio per tutti anche per lei, che sentiva rifiorire il bel fiore azzurro dentro di se.