Pagina:I vecchi e i giovani Vol. II Pirandello.djvu/108

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possibile.... Già, già, oh caro.... ma come no? precisamente!

E accennava, con timidezza mal dissimulata, d’allungare una mano per batterla o su la gamba o dietro le spalle del Sottosegretario di Stato, come un cagnolino che, dopo essersi tutto storcignato per far le feste al padrone che teme severo, arrischia di levare uno zampino per far la prova d’averlo placato.

Quanto a quel disegno d’un consorzio obbligatorio tra tutti i produttori di zolfo della Sicilia, studiato dall’amico ingegnere lì presente.... — oh, valorosissimo e tanto modesto, già del corpo minerario governativo, sì, e uscito dall’École des Mines di Parigi — quanto a quel disegno, ecco, se almeno S. E. il Ministro avesse voluto degnarlo d’uno sguardo.... No, eh? impossibile, è vero? il momento.... già! già! lo aveva detto, lui!... non era il momento quello! nuova esca al fuoco, sicuro! ci voleva altro.... ma sì! bravissimo! oh caro.... come no? precisamente!

Uscì dal palazzo del Ministero, tronfio come un tacchino, raggiante. Aurelio Costa, per sottrarsi alla tentazione di schiaffeggiarlo, di sputargli in faccia, muto, pallido, vibrante, allungò il passo, lo lasciò indietro.

— Ingegnere!

Il Costa, senza voltarsi, gli rispose con un gesto rabbioso della mano.

— Ingegnere! — lo richiamò Capolino, raggiungendolo, fieramente accigliato. — Ma scusi, è pazzo lei? che voleva di più?

— Mi lasci andare! per carità, mi lasci andare! — gli rispose Aurelio Corta, convulso. — Corro al telegrafo. Venga qua lui, don Flaminio! Io me ne riparto domani.