Pagina:I vecchi e i giovani Vol. I Pirandello.djvu/46

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quando i nobili di Palermo recarono a Satriano in Caltanissetta le chiavi della città? Ve le siete scordate, voi, queste cose? Io le ho tutte qua in mente come in un libro stampato! Fatelo venire a Valsanìa, ora, se n’avete il coraggio! Ma la stanza del Generale, no! quella, no! La chiave del camerone la tengo io! Là non metterà piede, o l’ammazzo, parola di Mauro Mortara!

Don Cosmo non si scosse, nè si scompose affatto dal penoso attonimento, a quella lunga sfuriata. Parecchie volte era stato sul punto di for intendere a Mauro, che a Gerlando Laurentano suo padre non era mai passata per il capo l’idea dell’unità italiana e che il Parlamento siciliano del 1848, nel quale suo padre era stato per alcuni mesi Ministro della guerra non aveva mai proposto nè confederazione italiana nè annessione all’Italia, ma un chiuso regno di Sicilia, con un re di Sicilia e basta. Questa l’aspirazione di tutti i buoni vecchi Siciliani; la quale se di qualche punto, all’ultimo, s’era spinta più là non era stato mai oltre una specie di federazione, in cui ciascun singolo stato, però, conservasse la propria libertà e la propria autonomia. Ma non glien’aveva detto mai nulla; nè pensò di dirglielo adesso; e lascio che Mauro, sbuffando e vibrando di sdegno gli voltasse le spalle e andasse a rinchiudersi in quella stanza del Principe padre, sacra per lui quanto la patria stessa, primo covo della libertà e ora quasi tempio di essa!

Giù, intanto, innanzi a la villa, il povero Sciaralla stava ad aspettare ancora il caffè promesso: magari un sorso, e una bella fiammata per stirizzirsi.... Aspetta, aspetta: se ne scordò anche lui e cominciò a sentirsi tra le spine per il ritardo della risposta. Avrebbe dovuto averla con sè dalla sera avanti, se