Pagina:Iacopone da Todi – Le Laude, 1915 – BEIC 1853668.djvu/200

Da Wikisource.


LXXXV

Como se deve amar cristo liberalmente
como esso amò noi

     — O amor che m’ami, — prendime a li toi ami,
ch’io ami co so amato.
     O amor che ami — e non trovi chi t’ami,
chi sai per li toi rami — sempre se chiama entrato.
     O entrato nobile, — sommerso en ammirabile,
non puoi salire equabile — d’amore adoguagliato.
     O amore attivo — che non trovi passivo,
che venga a l’amativo — d’amor purificato.
     Amor c’hai nome amo, — plural mai non trovamo,
da te fonte gustamo, — amor da te spirato.
     Amor, mostrarne el como, — ché ’l quanto, non è omo
che nol somerga el somo — del quanto smesurato.
     — El como te mostrai — quando me encarnai,
per te peregrinai — en croce consumato.
     El quanto armáse en sete, — ché non for mai aprete
rattissime secrete — en subietto finato.
     Non reman dal daiente, — ma dal recipiente,
non è sufficiente — a Dio nullo creato.
     Lo enfinito amare, — finito en demostrare,
la mostra terminare — in amor sterminato.
     En quilli amorosi abissi — gli santi son sommersi,
dentro e da fore oppressi — d’amore spelagato.
     L’alteza è infinita, — longeza non compita,
largeza sterminata, — profondo sprofondato.
     Non puòtte piú l’amore — mostrar fatto maggiore,
che farme lo minore — en degli omini deiettato.