Pagina:Iacopone da Todi – Le Laude, 1915 – BEIC 1853668.djvu/273

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nota 267


Ma la critica ha ormai fatto giustizia di molte false attribuzioni; e mentre dopo lunghi dibattiti ha restituito al Nostro alcuno di quei componimenti, come

Amor de cantate — perché m’hai si ferito,

che qualche erudito con inconsulta audacia gli aveva tolti per attribuirli al poverello d’Assisi, non ha esitato, d’altra parte, a rigettare inesorabilmente come apocrifi i canti dovuti alla larga imitazione iacoponica del xiv e xv secolo1.

È dunque ormai pacifico che l’originaria produzione iacoponica debba restringersi a quel centinaio di ritmi contenuti nei codici del Trecento, vale a dire alle cento e due laude della raccolta bonaccorsiana2. Ma, per converso, tutti, assolutamente tutti i ritmi dell’edizione fiorentina debbono ritenersi autentici?

L’onesta avvertenza del Bonaccorsi: «Non si dice però per questo che lui non facesse maggior numero de laude, né anco si afferma che tutte queste sieno facte da lui per non se havere di ciò altro di certo», ha per me un grande valore. Secondo la prima intenzione dell’editore, la raccolta doveva chiudersi con la xciii lauda, con «Donna del paradiso», la quale «è posta in questo loco — egli scrive — per clausura de le precedente: el principio de le quali è pur da lei [cioè la lauda «O Regina cortese», anch’essa pertinente alla Madonna]: et per uno separamento dalle seguente laude trovate in diversi libri»3. L’autoritá di altri codici consultati, la forza della tradizione, la quale giá sul finire del Quattrocento aveva sanzionato molte attribuzioni, e fors’anco il desiderio — alquanto ingenuo — di raggiungere per il suo vo-

  1. Fu il Wadding che attribuí pel primo questa poesia, insieme con l’altra «In fuoco l’amor mi mise», a san Francesco; ma il padre I. Affò dimostrò vittoriosamente la falsitá di tale attribuzione. Cfr. per maggiori particolari A. D’Ancona, op. cit., p. 56, nota 8. Francesco Novati, nel suo discorso L’amor mistico in san Francesco d’Assisi ed in Iacopone da Todi, pubbl. nel volume Freschi e minii del Dugento, Tip. ed. L. F. Cogliati, Milano, mcmviii, conclude a proposito di siffatte attribuzioni (p. 242): «Chi si illude di sorprendere i tripudi amorosi del Nostro [san Francesco] nelle laudi ‘Amor di caritade’, ‘In foco l’amor mi mise’, dimostra (ci sia lecito il dirlo) di non capir nulla di nulla né dell’anima di san Francesco né della storia della lirica sacra italiana».
  2. Cfr. Novati, op. cit., p. 247.
  3. Vedi p. 232.