Pagina:Ida Baccini, La mia vita ricordi autobiografici.djvu/125

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del suo tempo, leggeva benino, parlava di tutto, ma sapeva appena fare il suo nome e contava sulle dita. A tutto questo si aggiunga un caratterino timido, chiuso, sprovvisto affatto di ogni sana energia e non recherà meraviglia il sapere com’essa, affidata la sua azienda alle mani inesperte del figliuolo quattordicenne e di un giovane commesso, si trovasse in poco volger di tempo nelle condizioni economiche più ristrette ed angosciose.

Subito dopo la morte di Drea, l'Ebe venne a star con me ed io cominciai a volerle quel profondo bene di mamma che nulla ha potuto — fino ad oggi — modificare o indebolire. Mentre io scrivo questa pagina malinconica, tu pregherai, forse, o pallida suora, per la zia lontana, per la zia che t’ha tenuto sulle ginocchia e che si ostina a vederti ancora come in quei giorni dolenti, vestita a bruno, con l’onda dei biondi capelli sparsa sulle piccole spalle e i pazienti occhi cerulei fissi nei miei in atto di interrogazione. La vita, i dolori, l’esperienza l’hanno data la risposta alle tue domande, ai tuoi dubbi, alle tue infantili incertezze, povera piccina! Oh la pace sia con te, in te, su di te! Che il bel nome di Letizia che la religione ha sostituito al tuo grazioso nome pagano, non sia bugiardo, o pallida suora, o figliuola mia, perduta. per sempre!


Il magro stipendio che mi dava il Comune rimaneva, anche per le nuove spese occasionate dal mantenimento dell’Ebe, un po’ scarso ai miei bisogni. Mi si davano tre lire al giorno, solo quando prestavo ser-