Pagina:Ida Baccini, La mia vita ricordi autobiografici.djvu/212

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Scrivendo continuamente nella Cordelia, com’era mio obbligo di direttrice, avveniva che la mia opera fosse così copiosa da dar materia a parecchi volumi. Molti quindi dei miei libri non sono che una seconda edizione di scritti apparsi spicciolatamente, nella mia e in altre riviste. A questo modo riuscii a pubblicare, in un tempo relativamente breve, altri volumi, i quali ebbero tutti un larghissimo successo... commerciale per i miei editori, e morale per me. Nel tempo stesso rimaneggiavo, modificavo e correggevo i miei testi scolastici che, stampati dai fratelli Paggi, correvano trionfalmente in migliaia di copie, tutte le scuole d’Italia. Questa mia speciale operosità, per cui vengo anche oggi fatta segno a lodi forse non del tutto immeritate, si deve a un fenomeno di tenacia, ereditario nella mia famiglia, e di cui ormai ho l’abitudine. Io non ho mai avuto fiducia delle americanate e non posso trattenermi dal ridere quando leggo, nei grossi manualoni alla Smiles, i troppo famosi esempi di attività, di risparmio, di carattere che fanno così comodo per le antologie. Sarò scettica, sarò magari maligna; ma non mi è mai riuscito di persuadermi che un fabbro ferraio abbia potuto imparare le lingue orientali, e diventarne anche eruditissimo insegnante, studiandole a furia di quarti d’ora per il rispettabile spazio di trenta anni, come non ho mai potuto digerire le migliaia di lire accumulate a furia di soldi e magari di centesimini messi da parte. Si vede che i fortunatissimi capitalisti o non hanno mai avuto una disgrazia in famiglia, o non si sono mai trovati nel caso di dover dare una prova... evidente di generosità e di buon cuore. Più che lavorare tutto il giorno, io lavoro ogni giorno, an-