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IX.

Livorno.

(1856-1864).

Verso la fine del 1859 fu deciso il ritorno in Toscana; il babbo aveva allargato assai la cerchia dei suoi affari e insieme con un socio, il signor Augusto Pontecchi, aveva iniziato una compra e rivendita di oggetti d’arte: quadri, bronzi, pendole, ecc.

Come più volte ho accennato nel corso di queste pagine, oggi il viaggiare — anche percorrendo enormi distanze — è cosa ovvia, che a poco a poco, è entrata nelle abitudini di tutti: tanto che non c’è merciaio o scrittorucolo da due centesimi il rigo che non possa vantare il suo bravo viaggetto all’estero. Ma allora, una semplice gita da Genova a Livorno, per mare! aveva tutta la serietà e l’importanza d’una traversata del Pacifico.

I preparativi del secondo viaggio furono molto più lieti dei primi: la prima volta andavamo verso l’ignoto (!) tentando una forma nuova di operosità i cui risultamenti, visti i tempi che correvano, potevano esser dubbi: ora il babbo aveva acquistata molta pratica degli affari, conosceva bene i suoi corrispondenti e possedeva quella fiducia in sè (da non confondersi con la presunzione!) senza la quale ogni impresa incede barcollando e finisce col precipitare.

C’era di più: dopo quasi tre anni di lontananza sta-