Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/221

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150 parte prima

stinato a coloro, i quali avendo percorso il cammino indicato dalla legge del Buddha, si sono resi degni della suprema felicità, che consiste nell’uscire dall’oceano della vita. Il Cielo, la Terra, l’Inferno, rappresentano i luoghi, dove questa vita si manifesta sotto tutti gli aspetti, sotto tutte le forme; dove animali, uomini, demonii, dèi, lanciati nel vortice della trasmigrazione, sono trascinati di forma in forma, d’esistenza in esistenza, di mondo in mondo, con un avvicendarsi eterno, con un eterno divenire. Il Nirvâna è l’opposto dell’essere, l’opposto del divenire, l’opposto del trasmutare. Donde la divisione, che abbiamo poco sopra accennata; la quale consiste in distinguere tutto quel che esiste in due parti: ciò che è destinato ad obbedire al principio della mutabilità, come il Cielo, la Terra, l’Inferno, e gli esseri; e quello che è eternamente immutabile come il Dharma e il Nirvâna. Il Dharma, nel tempo stesso che è la natura propria dell’Essere, o quello che fa che una cosa sia ciò che è in realtà, è anche la via che può condurre al Nirvâna, ossia fuori di ciò che obbedisce al principio della mutabilità. Imperocchè il Dharma è stato rivelato agli uomini dal Buddha per mezzo delle Quattro verità, che formano il fondamento della dottrina di lui; le quali, studiate e comprese, conducono alla conoscenza della vera e reale natura dell’universo: scienza che ha per premio d’esser tolti per sempre da quel mondo, di cui siamo giunti a conoscere la vanità.

Ecco come è disposto un universo Buddhico. Alla base di ciascun Cakravâla, è uno spazio vacuo. Al disopra di quello è il mondo acqueo, e sopra questo, la terra. La terra è composta di due strati, uno formato di rocce, e l’altro di creta molle. Sotto la superfìcie della terra, v’ è una sostanza nutritiva simile al miele vergine. Nel