Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/462

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parte seconda 385

dei dieci che riferisconsi a’ doveri dell’uomo verso Dio) e non professasse obbedienza che a’ comandamenti della seconda (quegli che si riferiscono a’ doveri dell’uomo verso i suoi simili), qual ne sarebbe la conseguenza? Siffatto tema è svolto in un articolo d’un giornale inglese, che si stampa a Fu-ceu; e dove si dimostra, com’è infatti, che i Cinesi si trovano appunto nel caso supposto di sopra. La conseguenza che ne tira fuori il pio missionario, autore dell’articolo, il lettore se la immaginerà facilmente. — La seconda tavola non basta; e perchè i comandamenti di quella possano essere propriamente osservati, è mestieri osservare quelli della prima. Infatti, dice egli, guardate i Cinesi; v’è popolo che faccia maggior pompa di così bella morale e di così umana dottrina ne’ suoi libri, e pertanto sia il più vizioso e il più bestiale della terra? Il distintivo della schiatta sinica, continua, consiste ne’ suoi vizii, e in quei vizii appunto, che sono il contrario di quelle tali virtù, ch’esso pose a base della propria civiltà.1 Osservate invece le nazioni cristiane, che hanno le due tavole; quanto mai sono innanzi nella pratica delle virtù predicate dall’Evangelo! E non basterebbe solamente


  1. II citato missionario fa un’eccezione per la pietà filiale, la quale egli crede che sia in generale praticata a dovere. (Rev. W. Ashmore, nel Chinese Recorder, vol. ii, pag. 285). Ma per l’appunto questa virtù, che è riguardata in Cina come la base della costituzione dello Stato, la sola che sarebbe veramente osservata, anche a detta de’ missionarii cristiani, questi l’han trovata «funesta al progresso del Cristianesimo» chiamandola «barriera quasi insormontabile alle dottrine dell’Evangelo». Rev. Faber, a Systematical Digest of the Doct. of Confucius, pag. 82. — Intorno alla filiale osservanza il lettore potrà ricorrere al bel libro del prof. C. Valenziani: Kau-kau Wau-rai ossia La via della Pietà filiale, testo Giapponese trascritto in caratteri romani e tradotto in lingua italiana con note ed appendice. Roma, tip. Barbèra, 1873.