Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/48

Da Wikisource.

introduzione xliii

ze quello che furono rispetto a Platone certi entusiasti e ciarlatani, che si vantavano, come i Tao-sse, di prevedere il futuro e d’insegnare il modo di divenire immortali; con questa differenza, che i settarii d’Alessandria non ebbero mai quell’importanza, né divennero mai una corporazione ragguardevole, come i settarii cinesi.1 Siccome il fondo della morale di Lao-ze consiste nell’allontanare da sè ogni desiderio veemente, reprimere le passioni e mantenere in perfetta quiete il cuore e la mente; essendo principalmente il timore della morte che conturba l’animo, i Taosse credettero possibile di trovare un beveraggio, che rendesse l’uomo immortale, per rimuovere quel timore che non voleva altrimenti partirsi dallo spirito. La speranza di eludere la morte fu esca potente ad attirare verso la nascente setta una folla numerosa di adepti. Sotto il regno di Wu-ti, sesto imperatore della dinastia degli Han, che salì al trono l’anno 140 innanzi l’èra nostra, la religione Taoistica venne in grande prosperità. I dignitari, i ricchi e le donne soprattutto, più curiose e più amanti di vivere, accorrevano ad accrescere ognor più il numero de’ credenti nella panacea universale dei sacerdoti del Tao. La pratica dei sortilegi, l’invocazione degli spiriti, l’arte di predir l’avvenire, fecero rapidi progressi in ogni


  1. Ampère, La science et les lettres en Orient, p. 423