Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/529

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452 parte seconda

un che non sa nulla, povero, stupido e selvaggio. E pertanto la gente mi chiama grande! eppure mi sembra d’essere un dappoco! Egli è forse per ciò che son da più della comune degli uomini? — Ho tre qualità che tengo per tesori, la condiscendenza, la parsimonia e l’umiltà. La condiscendenza mi fa forte, la parsimonia mi fa ricco, l’umiltà mi fa grande. — Ecco che cosa vorrei s’io fossi re d’un piccolo reame. Vorrei ricondurre il mio popolo a’ costumi primitivi; quando agli uomini sembravan buone le ghiande; una bella veste, la pelle di montone; una reggia, la grotta del monte: quando pareva loro di viver felici, vivendo semplici. Vorrei che nessuno emigrasse; e se pur vi fossero e carri e barche, non s’avrebbero a usare. E se di là da’ confini abitassero altre famiglie, tanto vicine, che noi udissimo il canto de’ lor galli e l’abbaiar de’ lor cani, farei che i miei sudditi invecchiassero e morissero senza visitar quella gente». — 1

Dopo aver parlato di Lao-tse dovrebbesi ora parlar del Tao-tê-king, libro, nel quale il filosofo ha esposta la sua dottrina; ma avanti di prendere in esame questa scrittura, cade meglio in acconcio una breve istoria delle origini del Taoismo; la quale servirà d’argomento al seguente capitolo.2


  1. Tao-tê-King, capitoli xx, lxvii e lxxx.
  2. Al tempo che regnava Huan-ti degli Han, il nono degli anni yen-hsi (167 d. C.), si cominciò a sacrificare ne’ templi in onore di Lao-tse, come si faceva già per Confucio. Il primo degli anni khien-féng (666 d. C), l’imperatore Kao-tsung de’ Thang visitò la casa, dove nacque Lao-tse in Hao-ceu, e onorò il filosofo col titolo di Thai-shang-Hsüan-yüan-Huang-ti. Vedi pag. 320, nota 1.