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Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/96

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parte prima 25

sopra di me». — Allora lo Spirito del male sogghignando riprese; «Vedremo qual dei due diverrà il Buddha. Da questo momento ti tenterò con ogni artificio, ch’io possa immaginare; e ti seguirò sempre dappertutto come l’ombra del tuo corpo».1

Era nel colmo della notte, e l’astro Pushya,2 che aveva presieduto alla nascita del principe fuggiasco, si levava allora sull’orizzonte. Siddhârtha al momento di abbandonare la sua terra e la sua casa, volse uno sguardo alla città di Kapilavastu, che racchiudeva le persone a lui più care, e dove aveva trascorsi gli anni felici della sua giovinezza. Una profonda mestizia lo invase; ed un senso di rammarico gli entrò, doloroso, nel cuore, al pensiero di tutto quel ch’ei si apparecchiava a lasciare per sempre. Ma la forza della sua volontà vinse questa volta ancora la debolezza dell’animo; e salutata con ultimo addio la città natale: «Io non ti rivedrò, egli


  1. H. p. 159-160. — B. p. 57-58.
  2. Pushya, secondo la mitologia vedica, è il sole moribondo, il sole al tramonto; ed è riguardato come il protettore de’ viandanti, colui che li guida alle loro dimore; ma in questo caso è certo che si tratta d’altro astro, imperocchè, al dire del Lalitavistara (cap. viii), era mezzanotte quando Siddhârtha vide questa stella levarsi sull’orizzonte, poco dopo che egli aveva abbandonata la casa paterna. (Foucaux, Rgya... p. 81 e 199). In questo luogo s’intende perciò senza fallo quella stella che dà il nome all’ottavo nakshatra, del sistema astronomico indiano. I nakshatra, nel loro insieme, presentano un sistema dì divisione del cielo, affatto simile al hsiu cinesi. Questo sistema consiste in 28 segmenti definiti da cerchi di declinazione, che si partono dal Polo e vanno a finire all’Equatore, al luogo di certe stelle determinate. La stella Pushya, dalla quale è chiamato l’ottavo nakshatra, è la δ del Cancro, di 4° grandezza (Biot, Études sur l’Astronom. Ind. et Chin., pag. 119 e 136): secondo i Birmani è la costellazione dell’Idra (Bastian, Die Voelker des Oest. As. ii, p. 256).