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Il Canzoniere 103

XLIX.

Descrizione d’un uragano. Le nubi sono fugate dal fulgor solare degli occhi della Mencia; l’aria si rifà serena, com'è detto nel bel verso ultimo.
      Sonetto edito dal Napione, op. cit., p. 296.


Era turbato il ciel, e tutto pieno
     Di folte nubi, e torbide procelle,
     Con tuoni e lampi, ed orride facelle,
     4Che quasi il giorno ne veniva meno.
Scoteva l’aria il turbolento seno,
     L’acque versando tempestose e felle,
     Quando Madonna le sue vaghe stelle
     8Soave aperse al lume d’un baleno.
Sparver le nubi all’apparir del sole
     Di que’ begli occhi, e l’aria queta e pura
     11Rasserenossi tutta, attorno attorno.
Così la Mencia, come sempre suole,
     Agli elementi fa cangiar natura;
     14Nè mai si vide così chiaro giorno.


V. 6. Felle, fellone, malvage, che recano malanni.

V. 13. Cangiar natura. Gli occhi della Mencia agiscono come il sole sul creato, facendo mutar stato, se non natura, ai varii elementi.


L.

La bellezza fulgida della Mencia, sta a quella di qualsivoglia altra creatura mortale come la luce del sole a quella argentea della luna, o a quella dorata delle stelle.


Tant’è paragonar alla mia Diva
     Senza par bella, onor di quest’etate,