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Pagina:Il Canzoniere di Matteo Bandello.djvu/158

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Il Canzoniere 155

25Chè per veder il Mencio e queste valli;
     Mille elevati spirti i proprii campi,
     Lasciati ne verran cangiando cielo,
     E poi dinanzi alla felice Donna
     Spargendo d’Elicona i dotti fiumi
     30Faran le Muse aver il seggio in terra.
E tal ch’allor ritroverassi in terra
     Alla fama di queste ondose valli
     Verrà sprezzando Schirmia e Po soi fiumi,
     E fatto agricoltor di questi campi
     35Canterà sempre della bella Donna,
     Che gli destina per sua guida il cielo.
Diede il ciel segno allor, che questa terra
     Con la Donna le Muse in mezzo ai campi
     Vedrebbe, e seco gir le valli e i fiumi.


V. 7. Eridano, il Po ha perduto il suo vanto di fronte al Mincio, figlio di Benaco, cioè del lago di Garda. Cfr. Virg., Æn., X, 205, «...patre Benaco,... Mincius...».

V. 12. Maga donna, è Manto, cfr. Dante, Purg., XX, vv. 52-95, già richiamato in nota, son. XCII, v. 10.

V. 23. Ardere, farà col raggio dei tuoi occhi i fiumi; imagini proprie d’un secentismo anticipato. Effetti mirabili della bellezza della Mencia già notati precedentemente, cfr. note al son. XLIX.

V. 26. Mille elevati spirti, mille uomini insigni esuleranno dalle loro natie regioni per veder il Mencio e cantare la Mencia.

V. 29. D’Elicona dotti fiumi; cfr. Petrarca: «Chi voi far d’Elicona nascer fiume», Canz., VII, v. 8.

V. 31. Tal, allude con l’indeterminatezza suggestiva propria delle profezie, al poeta Bandello che si farà cultore dei campi mantovani, e cioè porrà qui la sua dimora per amor della Mencia.

Vv. 37-39. Si noti la terzina contesta di elementi — pensieri e rime — sovra esposti, come è proprio di questo speciale componimento.

V. 40. Gir, le andrebbero dietro, la seguirebbero e valli e fiumi. Verso petrarchesco già usato altrove; cfr. Canz. I, v. 101, nota.