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Il Canzoniere 193

     11Che lascivo si volge all’ampio mare.
Ella stringendo le novelle corna
     Il mar turbato d’ogn’intorno vede,
     14Nè più quel lito a’ suoi begli occhi appare.


V. 1. Europa, vago Bue, secondo la nota favola mitologica.

V. 4. Superbo e feroce, non fu mai più visto l’eguale. Include il parallelo mentale con la Mencia.

Vv. 7-8. Or scherza ecc., proprio come fanno gli innamorati. I due versi sono efficaci; sospeso tra due sentimenti e desideri, perplesso, tra l’amore e il pudore.

V. 9. Sciocca, perchè crede, vanerella, alle di lui moine amorose e gli sale in groppa.

V. 10. Scendi, torna indietro, rinuncia al bue che già si volge, preso da lascivia, verso il mare per rapirti seco, come infatti avviene.

V. 12. Stringe la donna le corna novelle perchè spuntate da poco, per la metamorfosi sopra detta, a quelle quasi s’aggrappa, mentre vede intorno a sè il mare sconvolto e rapidamente, a’ suoi occhi, dileguarsi il lito.


CXXXI.

Credette il Bandello di bere al fonte dei poeti: non ne dedusse inspirazione d'amore, ma veleno.


Grazia non ebbi mai d’ornar la fronte
     Del verde alloro, o ber di quel liquore,
     Che fe’ Pesago con sì largo umore,
     4Quando ferì del piede il sacro monte;
Ma pur bramoso di far chiare, e conte
     L’alte virtuti, il pregio, e ’l rar valore
     Di quella, che mi dà per Donna Amore,
     8Gustai in fallo l’Acidalio fonte.
Lasso! che ’n vece d’acqua ardente fiamma
     Trovai nel dolce, e velenoso rivo,
     11Ond’arser queste membra in poco d’ora.